domenica 10 ottobre 2010

L'odore della morte

Il fatto di cronaca che in questi giorni riempie le menti delle persone e i titoli dei giornali è senza dubbio l'omicidio di Avetrana. Il bel paese è stato negli ultimi anni teatro di efferate espressioni dell'animo umano ma questa bestialità ha forse più di tutte colpito l'animo della gente. Una giovane, bella, ragazzina quindicenne viene uccisa dal proprio zio perché non gli voleva concedere il suo corpo e, dopo il violento trapasso per soffocamento, viene violentata, come un pezzo di carne. Un pezzo di carne ancora caldo ormai orbo dei suoi sogni e aspirazioni.

Un terribile omicidio, forse il peggiore degli ultimi anni, che ha colpito la gente comune, estranea alla faccenda, scatenando nell'animo umano ciò che è proprio del disgusto nei confronti dell'animo umano stesso. Inutile dilungarsi su come i mezzi di informazione abbiano agito come se volessero uccidere e stuprare nuovamente la povera Sara, mettendo in piazza i suoi pensieri, tra l'altro comunissimi, che sotto la luce dei riflettori ne uscivano cupi, contorti, misteriosi, come se ogni giornalista non avesse mai avuto 15 anni.

Quello che invece sconvolge è la reazione della gente comune all'azione di quell'animale rabbioso di suo zio. La gente lo vuole morto, quella stessa gente che magari si indigna per la pena di morte o la lapidazione nei paesi islamici, vuole che un uomo già consegnato alla giustizia per un'azione atroce che va fuori dalla definizione di "umana" muoia. Ma non si limita a questo, desidera anche che la sua morte sia lenta, dolorosa, sadica, vuole che "tagliategli una palla co le cesoie...poi il cazzo con le forbici dentate...dopodichè estraetegli la seconda palla con le mani,strappatejela,fatejela masticare mentre viene sodomizzato... fatto questo potete pure sparaje in testa." e vuole che questo venga fatto davanti a tutti così che loro possano vederlo.

Vogliono poter assaporare ogni istante dello spegnimento di una vita, come se volessero avere le loro mani intorno al suo collo, a premere poco sotto la trachea. Per sentire tutte quelle piccole ossicina rompersi come quando schiacci per sbaglio un pacco di grissini, osservare i suoi occhi girarsi, i capillari esplodere, il respiro spegnersi, il suo corpo raffreddarsi. Vogliono sentire l'odore del suo sangue, riconducibile al sapore che hanno le monete. Sentire l'odore della merda che fuoriesce senza controllo da un corpo che perde i sensi. Ed essere lì quando gli arti si irrigidiscono, quando l'ultimo respiro porta alle loro sadiche narici l'odore della morte, misto tra sangue merda e odio.

E a questo punto, forse, si chiederanno cosa li rende migliori di quel mostro e non troveranno risposta. Perché la vendetta non da levatura morale, soddisfa solo il loro desiderio di sentirsi vivi, di sentire emozioni, di sentire il loro battito cardiaco accelerato, di sentire l'odore di sangue e merda. L'odore della morte.

Esiste un confine, passato il quale l'uomo conferma di essere la peggiore delle bestie, che uccide per il proprio divertimento, per la propria soddisfazione e tutte queste persone l'hanno superato, senza risentirsene. Un confine superato sulla spinta dell'orrore nei confronti di un gesto difficile solo da immaginare. Ma la verità è che queste persone non hanno difficoltà ad immaginarlo, è parte di loro, ne traggono anzi piacere, sollievo.

Col tempo si è persa la concezione di cosa possa voler dire privare una persona della vita ed essere lì nel momento in cui si spegne. Colpa della televisione, dei film? Forse. Ma non è altro che un disseppellire un istinto primordiale insito nel solo animo umano, riassumibile nel sentirsi meglio se si può fa star peggio qualcun altro.

La morte in queste occasioni pare entrare nella mente delle masse non più solo come a beautiful friend che ti libera dai mali che il mondo ti ha fatto e che potrebbe farti, dandoti quel sollievo, nello spirito, tipico dell'assenza di dolore, reale o potenziale. La morte diventa uno strumento da utilizzare contro persone che non si conoscono, intrisa di un bestiale sadismo, un desiderio di sentire l'inizio della putrefazione, del rumore di un'anima che svanisce. Tutti aspirano ad una morte indolore, un dolore che può essere interpretato anche come nel non poter realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni, e si scontrano contro una realtà in cui avvengono queste morti di insensata violenza. Quando le persone si piegano a questa insensata violenza e anzi la arricchiscono con le loro perversioni smettono di essere persone, diventano sadici mietitrici senz'anima.

Lo zio di Sara Scazzi passerà il resto della sua vita in compagnia di se stesso, chi non riesce a capire la durezza e la giusta crudeltà di questa pena non è umano, è una bestia infernale, senza coscienza del mondo, della vita e della morte.

P.s. Su facebook esistono innumerevoli link su quanto ho raccontato. Nei commenti sottostanti ci sono volti e nomi. Tutte persone da cui stare alla larga, per la propria incolumità.



In questo video son lette dal computer alcune frasi a cui faccio riferimento, associandole all'immagine del profilo di facebook di queste persone, senza alcuna modifica.